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Le Olimpiadi nelle Dolomiti? Devastante

Non mi stancherò di dire che in Alto Adige Südtirol i giganteschi alberghi ci porteranno sempre più in direzione di un turismo pornoalpino.

Le olimpiadi invernali nelle Dolomiti. Se ne sta parlando da qualche giorno. Pensate, sarebbe devastante. Già solo a pensarle si fa una gran sciocchezza e lo dico e lo scrivo. L’altro giorno, mentre si parlava dell’asset societario di una nuova società privata e pubblica, una persona vicina a me mi dice: “Se diventi presidente non potrai più dire che vuoi i passi dolomitici senza auto e altre cose radicali”. Gli ho risposto picche. Un arrampicatore sociale deve piacere, un uomo ingabbiato deve seguire gli umori delle persone, un politico che mira in alto deve dire cose che l’uomo della strada può accettare. È la chiave del successo di leghisti, estremisti, conformisti, arrivisti, opportunisti. Da un uomo –relativamente- libero non temo di dire la mia su questioni che mi riguardano da vicino. Continuerò a dire che i fuochi d’artificio in mezzo alle montagne sono una chiara espressione di ignoranza turistica, e che chi li propone non possiede le prerogative basilari per essere a capo di un’associazione turistica. Non cambierò idea sulla mia opinione rispetto al presidente degli albergatori che di un turismo sostenibile non ne vuole sapere. Continuerò a dire che il nostro ex monarca Durnwalder continua a sbagliare quando parla di un doppio passaporto, che in cambio di voti ha elargito prebende a destra a manca. Con cinque miliardi di budget annuale non era tanto difficile costruire case della cultura gigantesche, vere cattedrali del deserto. Certo, ha fatto cose discrete e anche buone, è stato bravo a farsi rispettare, su questo non c’è dubbio. Dubito invece che sia stato giusto che per anni abbia deciso, lui stesso, su contributi ad associazioni e comitati. A furia di versamenti e sgravi fiscali ha fatto diventare i contadini di pianura turbo-contadini esperti di culture intensive. Il risultato? Sempre maggior produzione e prezzi sempre più bassi. Da esperienza personale posso dire che non mi ha certo facilitato la vita quando ho smesso di chiedere soldi pubblici andando in pellegrinaggio da lui alle cinque del mattino.

Continuerò a dire che la maggioranza politica in questa provincia tende ad assorbire la minoranza ladina, e che la mancanza di una scuola paritetica estesa a livello regionale è un deficit culturale. Continuerò a dire che i cuochi sono troppo santificati rispetto ai camerieri, e che il lavoro in nero nel nostro settore deve finire. Non mi stancherò di dire che in Alto Adige Südtirol i giganteschi alberghi ci porteranno sempre più in direzione di un turismo pornoalpino.

Anche in futuro proverò ad avere idee mie, anche se di mio, veramente di mio c’è ben poco. Ascolto, assimilo, trascrivo le idee più interessanti, assorbo e, perché no, copio. E poi parlo. O scrivo. E la cosa interessante è che persone assai più blasonate di me ora prendono e ripetono ai giornali quello che io predico da anni, copiandolo da altri più lungimiranti di me. Mondo strano il nostro. Ora tutti parlano di prodotti regionali, di ore di lavoro giuste, dell’importanza di una giustizia sociale. Lo dicono politici, manager, cuochi famosi. Fino a pochi anni fa non era così: bene allora, le cose possono e devono prendere la strada giusta. Continuerò ad appoggiare i disagiati, a dire che è una vergogna che il nostro comune non accetti pochi migranti. Poi, magari, il direttore di questo giornale mi impedirà di scrivere perché sono diventato, agli occhi di molti, rancoroso e astioso. E allora davvero capirò che ha ragione, e che è meglio che vada a riposo. Anche se è il sonno della ragione a generare mostri, come quello delle olimpiadi invernali, altroché.

Michil Costa
dalla prima pagina dell’Alto Adige, 25/01/2018

180125_AltoAdige

Fonte:MichilCosta

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2017: il riscaldamento prosegue senza sosta

La rituale disamina della stima delle temperature medie globali dell’anno appena terminato mediante l’analisi dei dati grezzi e grigliati NCEP/NCAR mostra come il 2017 non abbia battuto il record stabilito un anno fa dal 2016, ma ci sia andato comunque molto vicino. Infatti, nella classifica degli anni più caldi, il 2017 si colloca al secondo posto, sopra il 2015, e il valore di anomalia , +0,51 °C rispetto al periodo 1981-2010, supera ancora +1°C rispetto all’inizio del secolo. Le considerazioni finali purtroppo confermano quanto già affermato negli anni precedenti.

Da tre anni questo articolo, che ormai tradizionalmente prepariamo commentando l’anno appena trascorso sulla base delle temperature del database NCEP/NCAR, iniziava sottolineando come l’anno appena passato fosse risultato “il più caldo dall’inizio delle misure”, battendo il record di temperatura media globale dell’anno precedente (vedi quiqui e qui). E, diciamolo, cominciava ormai a diventare un fatto noioso e scontato.

Salutiamo, quindi, come una novità il fatto che il 2017 non abbia battuto per la quarta volta consecutiva il record dell’anomalia di temperatura media globale! Ma non c’è da esultare troppo, tuttavia. Perché, nella speciale classifica degli anni più caldi (tabella 1), il 2017 si piazza al… secondo posto! E considerando che la prima metà dell’anno ha visto un indice ENSO sostanzialmente neutrale o debolmente positivo (fase El Niño), e la seconda metà dell’anno un valore nettamente negativo (fase La Niña), come evidenziato dettagliatamente in questa disamina (ma si vedano anche i nostri articoli al riguardo, qui e qui), questa volta non si può dare la colpa a questa teleconnessione tra oceano e atmosfera.

Notiamo anche come la proiezione ottenuta usando i dati ufficiali dei due database GISS e HADCRU(nei quali, onde ottenere la media annua, è stato usato il valore di dicembre 2016 per sopperire al dato ancora mancante di dicembre 2017) confermino sostanzialmente i valori di anomalia (anche se l’ultimo fornisce un valore inferiore che posizionerebbe il 2017 al terzo posto, dopo il 2016 e il 2015).

Tabella 1: Anomalie di temperatura media globale (in °C) riferite al periodo 1981-2010 per i database NCEP/NCAR (seconda colonna), GISS (quarta colonna) e HADCRU (ultima colonna). Per questi ultimi due database, il valore riportato contiene la media annua calcolata usando l’anomalia di dicembre 2016. Per confronto, la terza colonna riporta le anomalie di temperatura media globale riferite ad un “rettangolo” di globo terrestre contenente l’Italia.

L’analisi delle anomalie termiche globali del 2017 mese per mese (tabella 2, tutte espresse rispetto al periodo di riferimento 1981-2010) mostra come tutti i mesi dell’anno siano risultati più caldi rispetto alla media globale. In particolare, marzo si è distinto come il mese con l’anomalia maggiore e giugno con quella minore, mentre a livello stagionale la parte finale dell’inverno e il periodo agosto-ottobre sono stati quelli con le anomalie maggiori.

Tabella 2: Anomalie di temperatura media (in °C) riferite al periodo 1981-2010 (database NCEP/NCAR) e relative all’intero globo terrestre (seconda colonna) e al “rettangolo” contenente l’Italia (terza colonna).

A livello globale l’anomalia del 2017 nel suo complesso (Figura 1) si è manifestata con i massimi più pronunciati, tanto per cambiare, alle latitudini altissime del mar glaciale artico, sopra l’Europa e sopra l’Asia nordorientale, dove si sono superati i +5 °C; anche Europa meridionale, nord America e Asia hanno fatto registrare anomalie positive con isolinee superiori a 1 °C.

Figura 1: anomalie termiche dell’anno 2017 a scala globale (dati NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

 

L’Italia

Nella tabella 2, a titolo di paragone, sono state riportate le anomalie mensili relative all’Italia (al fine di derivare l’anomalia media sull’Italia, dal momento che i dati usati hanno una risoluzione di 2.5° in latitudine e longitudine, è stato considerato il rettangolo di mondo compreso tra le latitudini 35°N e 47,5°N e le longitudini 7,5°E e 17,5°E). Tali anomalie sono (o dovrebbero essere) quelle che guidano le nostre sensazioni, ed evidenziano come, a differenza di quanto sia avvenuto a livello globale, in quattro mesi (gennaio, settembre, novembre e dicembre) si siano registrate anomalie negative, in quattro mesi anomalie positive ma inferiori a 1°C, e negli altri quattro mesi anomalie positive e superiori a 1°C. In questi mesi, giugno (il mese con l’anomalia minore a livello globale) è stato in Italia il mese più caldo rispetto alla media (tutte le anomalie sono espresse rispetto al periodo di riferimento 1981-2010).

Su un territorio estremamente più ristretto rispetto al globo terrestre, è assolutamente normale che le oscillazioni di temperatura appaiano più marcate rispetto alle medie globali, e non vi è da stupirsi neppure se, in alcuni mesi, esse appaiano anche in controtendenza rispetto alle medie globali. Lo stesso discorso vale anche prendendo in considerazione le medie annue (tabella 1): anche in questo caso si evidenzia come ciò che abbiamo vissuto non sia rappresentativo della media globale, ma rifletta fenomeni ed accadimenti a carattere più locale e regionale.

Vediamo comunque alcuni di questi mesi con le anomalie maggiori che hanno caratterizzato il 2017 in Italia ed Europa (sempre ricordando che il database contiene dati su punti griglia equispaziati di 2,5° in latitudine e longitudine, in linea di massima assimilabili a 250 km circa).

Nel mese di giugno (Figura 2) si è registrata l’anomalia maggiore, con +2,08 °C; dalla figura si può notare come essa abbia coinvolto praticamente l’intero territorio nazionale, con il nord ed il centro Italia, oltre alla Francia ed alla penisola iberica, avvolti dall’isoterma 2°C, e con valori soltanto leggermente inferiori al sud Italia.


Figura 2: anomalie termiche del mese di giugno 2017 in Europa (dati 
NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

Per quanto riguarda agosto (Figura 3, anomalia di 1,75 °C), l’Italia centrale ha fatto registrare un’anomalia di oltre 3°C, mentre il resto del territorio ha fatto registrare valori superiori a 2°C, e solo le isole e le Alpi valori inferiori.


Figura 3: anomalie termiche del mese di agosto 2017 in Europa (dati 
NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

A marzo, invece, (Figura 4, anomalia di 1,72 °C), il nord Italia, e segnatamente il nordovest, hanno mostrato anomalie superiori a 2,5°C, mentre in Sicilia è stata inferiore a 1°C.

Da notare come, nei tre casi, solo a marzo l’anomalia positiva ha coinvolto praticamente l’intera Europa, mentre negli altri due casi le latitudini più settentrionali hanno fatto registrare anomalie negative anche vistose.


Figura 4: anomalie termiche del mese di marzo 2017 in Europa (dati 
NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

Gennaio è invece stato il mese che ha mostrato l’anomalia minore (Figura 5, valore di -2,06 °C); in tale mese, i versanti orientali ed il nord sono stati i più freddi, mentre l’isoterma -2 °C ha diviso l’Italia. Da notare come il nord Europa, in tale mese, abbia sperimentato una vistosa anomalia positiva.


Figura 5: anomalie termiche del mese di gennaio 2017 in Europa (dati 
NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

A dicembre (Figura 6, anomalia di -0,53 °C), mese appena conclusosi, tutto il territorio nazionale ha fatto registrare un’anomalia negativa. Anche in questo caso, si possono notare, oltre alle anomalie molto positive alle alte latitudini, i valori superiori a +4 °C in Europa orientale.


Figura 6: anomalie termiche del mese di dicembre 2017 in Europa (dati 
NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

Anche settembre (Figura 7, anomalia di -0,67 °C) ha fatto registrare un’anomalia negativa, ma in questo caso con una forte asimmetria sul territorio nazionale, tagliato da molte isolinee. I minimi hanno riguardato l’estremo nordorientale (inferiori a -1 °C), mentre la Sicilia ha mostrato anomalie lievemente positive. A settembre, inoltre, come già accaduto negli altri casi, solo una limitata porzione dell’Europa, quella sudoccidentale (con l’esclusione della Spagna e con una lingua fin sulla Tunisia), ha mostrato anomalie negative.


Figura 7: anomalie termiche del mese di settembre 2017 in Europa (dati 
NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

 

L’Europa

Per quanto riguarda l’anomalia del 2017 nel suo complesso sull’Europa, la situazione è descritta molto bene nella mappa (Figura 8): praticamente tutta l’Europa si è trovata in anomalia positiva, con valori di oltre 1 °C alle alte latitudini, sulla parte sudorientale, e sulla penisola iberica, e poche zone con anomalia inferiore a 0,5 °C.


Figura 8: anomalie del 2017 in Europa (dati 
NCEP/NCAR, valori in °C riferiti al periodo 1981-2010).

 

Le precipitazioni

È interessante notare come esista una buona correlazione con la piovosità. Va però notato che la mappa di questa grandezza, mostrata in Figura 9, registrata in questo database come intensità di precipitazione (in mm al giorno), risente ovviamente della risoluzione molto bassa del grigliato e non è in grado di evidenziare gli effetti orografici locali, come nel caso delle Prealpi, per cui va interpretata come segnale a grande scala.

In particolare, si nota come le aree con precipitazioni più abbondanti della norma (Europa centrale e – in parte – settentrionale, Mediterraneo orientale) siano anche state quelle con le anomalie termiche minori. Questo non è dovuto soltanto alla mancata insolazione, ma anche al feedback con l’umidità del terreno (si veda qui per una discussione più approfondita). Si noti che, al fine di interpretare correttamente il segnale della precipitazione, un’anomalia di 0,3 mm/giorno (quale quella, negativa, presente sul mar Tirreno) corrisponde, in un anno, ad un’anomalia complessiva di 120 mm. Inoltre, va detto che una mappa di questo tipo non tiene in conto l’informazione relativa alla tipologia e frequenza delle precipitazioni (come noto, un singolo temporale violento che scarichi decine di mm non compensa mesi di siccità pregressa), e sarebbe più utile analizzare l’umidità del suolo, che tuttavia non è presente su queste mappe (o meglio, la variabile c’è ma il grigliato troppo poco risoluto la penalizza).


Figura 9: anomalie di precipitazione del 2017 in Europa (dati 
NCEP/NCAR, valori in mm/giorno riferiti al periodo 1981-2010).

 

Conclusione

In definitiva, la disamina generale di quanto accaduto nell’anno appena terminato, al di là di qualche peculiarità geografica, conferma le tendenze già viste in quasi tutti gli ultimi anni: il riscaldamento globale prosegue senza sosta, specialmente nell’emisfero settentrionale, e le aree prossime al circolo polare artico mostrano le anomalie positive più vistose. La spirale termica (si veda qui) continua ad allargarsi…

 

Testo di Claudio Cassardo

Fonte:Climaternanti.it

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Emissioni Co2, record di anidride carbonica nell’atmosfera. “Balzo del 50% sulla media dell’ultimo decennio”

Un rapporto presentato dalla World Meteorological Organization certifica che le concentrazioni di gas serra sono passate da 400 a 403,3 parti per milione, a rischio il raggiungimento degli obiettivi fissati con gli accordi di Parigi. I Verdi: “Necessario un piano energetico formato al 100% da energie rinnovabili entro il 2050”

“È il maggiore incremento che abbiamo osservato nei 30 anni dalla nostra attività”. A lanciare l’allarme sull’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera è un rapporto presentato dalla World Meteorological Organization (Wmo). I livelli di Co2 hanno raggiunto livelli che sulla Terra non si registravano da 3 a 5 milioni di anni fa. “Abbiamo avuto un balzo del 50% sulla media dell’ultimo decennio“, ha spiegato Oksana Tarasova, responsabile del programma globale di controllo dell’atmosfera terreste al Wmo. Il report ha esaminato il periodo 2015-2016 e analizzato i dati di 51 Paesi. Le concentrazioni di gas serra sono passate da 400 a 403,3 parti per milione. “Il precedente aumento massimo registrato prima risaliva al 1997-98: 2,7 parti per milione contro gli attuali 3,3″. Principale artefice di questo cambiamento, oltre alle emissioni prodotte dall’uomo, è stato El Niño, un fenomeno climatico che riscalda le acque dell’Oceano Pacifico che ha causato una grave siccità e ridotto la capacità delle piante di assorbire l’anidride carbonica.

A commentare la situazione anche il segretario generale del Wmo, Petteri Taalas: “Senza rapidi tagli sulle emissioni di Co2 e di gas a effetto serra andremo verso pericolosi aumenti di temperature entro la fine di questo secolo, ben al di sopra dell’obiettivo fissato dall’accordo di Parigi sul cambiamento climatico“. Anche l’Unione europea si era mossa per cercare di controllare le emissioni, proponendo delle sanzioni per le case automobilistiche che non riusciranno a rispettare il rispetto dei limiti imposti dalla legge.

“È necessario un piano energetico formato al 100% da energie rinnovabili entro il 2050 e il contestuale addio definitivo al carbone entro il 2025, seguendo l’esempio di Finlandia, Portogallo, Irlanda, Austria, Svezia e Danimarca”. Questa la soluzione proposta dai coordinatori dei Verdi Angelo Bonelli, Luana Zanella e Gianluca Carrabs. “Il rapporto del Wmo – continuano – certifica che il problema dei cambiamenti climatici è fondamentale e prioritario su qualsiasi altro”. Secondo il gruppo, è fondamentale che il governo “organizzi urgentemente una Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici che aiuti il nostro Paese ad affrontare le sfide che ci attendono. Dobbiamo sbrigarci prima che sia troppo tardi”.

Fonte: Ilfattoquotidiano.it

‘250mila morti nel 2040 per cambiamento climatico’, Romanelli ad Adnkronos

“Se nel 2000 i decessi sono stati circa 150 mila, nel 2040 le morti sono destinate a salire a 250 mila. E la stima sarebbe ancora più alta se si escludesse dal calcolo la riduzione della mortalità infantile prevista nei prossimi anni”. Lo spiega all’AdnKronos Massimiliano Corsi Romanelli, ordinario di Patologia clinica all’università degli Studi di Milano

Clima che cambia killer silenzioso. La sua scia di morte non travolge solo le vittime di eventi catastrofici come il nubifragio delle scorse ore a Livorno, ma minaccia le nostre vite con ondate di calore, vecchie malattie che ritornano ed effetti sulle infrastrutture sanitarie, sull’acqua che beviamo e sul cibo che mangiamo. E’ così che, senza misure concrete per contrastare il fenomeno, “se nel 2000 i decessi associati al mutamento climatico sono stati circa 150 mila secondo i dati pubblicati dall’Organizzazione mondiale della sanità, nel 2040 le morti sono destinate a salire a 250 mila. E la stima sarebbe ancora più alta se si escludesse dal calcolo la riduzione della mortalità infantile prevista nei prossimi anni”.

Lo spiega all’AdnKronos Salute Massimiliano Corsi Romanelli, ordinario di Patologia clinica all’università degli Studi di Milano e direttore del Laboratorio analisi dell’Irccs Policlinico San Donato. L’esperto, membro in passato dell’ex Centro di ricerche in bioclimatologia medica della Statale meneghina, è co-autore di un lavoro su clima e salute apparso sull”International Journal of Biometerology’ e condotto in Italia, nell’area di Cuneo. Uno studio che correlava addirittura i fattori meteo e climatici ai ricoveri d’emergenza in ospedale per coliche renali e calcoli urinari. Questo per dire, sottolinea l’esperto, che “gli eventi meteorologici estremi sono fattori importanti che interessano la salute pubblica”. E che più in generale “il cambiamento climatico ha svariate conseguenze sulla salute, sia dirette che indirette, sia a breve che a lungo termine”.

Si pensi solo alle ondate di calore. Nel 2003 – ricorda Corsi Romanelli citando ancora una volta l’Oms – in Europa hanno causato 70 mila morti in 12 Paesi, specialmente nella fascia di popolazione più anziana” che fra l’altro è in continua crescita: “Da un 20% di over 65, arriveremo a un 30% nel 2050. Via via che si invecchia – precisa il medico – il sistema di regolazione termica rallenta, rendendo più vulnerabili alle temperature alte come pure a quelle basse. Sempre secondo stime Oms, in assenza di misure mirate, per le ondate di calore registreremo in Europa entro il 2050 più di 120 mila decessi ogni anno. Con costi enormi, pari a 150 miliardi di euro”. Caldo ‘da morire’, ma non solo. Può uccidere “anche l’eccesso di precipitazioni: le inondazioni del 2014 in Bosnia Erzegovina, Serbia e Croazia hanno fatto più di 60 vittime, sempre da dati Oms”.

E poi c’è l’impatto della globalizzazione, che inevitabilmente si traduce anche “nel mutamento della distribuzione di alcune di alcune patologie”: dalla sifilide alla tubercolosi, dalla malaria ad altre malattie veicolate dalle zanzare e amplificate proprio alla tropicalizzazione del clima. “Con gli inverni più miti e le estati più umide – osserva Corsi Romanelli – le aree popolate da molti insetti vettori si estendono”.

Tornando al riscaldamento globale, “esiste un legame certo fra alte temperature e inquinamento atmosferico, causa di problemi respiratori e cardiovascolari soprattutto negli anziani e nei bambini. Ma non possiamo disgiungere le alte temperature dal cambiamento climatico”, riflette l’esperto. Oltre all’impatto diretto sulla salute “ci sono poi le svariate conseguenze sanitarie”, per esempio sulle strutture e la loro capacità di gestire l’assistenza: “Se un ospedale si allaga, significa che avrà minori capacità di soccorrere” pazienti vecchi e nuovi. Ancora, possono associarsi “crolli, problemi elettrici, straripamenti, fuoriuscita di acqua dalle fognature con la diffusione di agenti contaminanti e l’eventualità che entrino nella catena alimentare”.

La conferma della vastità di implicazioni del clima che cambia, e insieme la buona notizia, è che la questione sta da tempo nel mirino delle autorità sanitarie internazionali. “Anche in Europa – conclude Corsi Romanelli – dove l’Oms si sta occupando dei legami tra clima e salute da più di 20 anni”.

Fonte: EcodalleCittà.it

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Una lavatrice di plastica: come i tessuti stanno inquinando i mari

Forse non ci si pensa spesso, ma buona parte dei nostri indumenti sono letteralmente prodotti di plastica. I tessuti acrilici e di poliestere, infatti, sono sempre più diffusi e utilizzati, ma non senza costi per l’ambiente.
Una ricerca dell’Università britannica di Leeds ha mostrato come ogni volta che queste fibre vengono lavate in lavatrice rilascino una quantità consistente di microparticelle.

 

Cosa contiene un carico da 6 chilogrammi

I ricercatori hanno dimostrato che per ogni lavaggio in cui la lavatrice è caricata con 6 chilogrammi di indumenti sintetici, in mare finiscono mezzo milione di fibre di poliestere e 700mila fibre di acrilico.
Si tratta di particelle microscopiche, spesso più piccole del diametro di un capello, ma che vanno ad aumentare l’inquinamento da micro plastiche. «Il risultato delle ricerche ci ha lasciato sorpresi – ha detto la biologa marina Imogen Napper -. Non pensavamo che si trattasse di un fenomeno di tale portata».

Le responsabilità dei produttori di tessuti

Quello delle fibre sintetiche è un fenomeno inquinante nascosto, ma con effetti su scala mondiale. Per questo, c’è bisogno dell’impegno da parte delle aziende del settore, come ha spiegato il ricercatore dell’Università di Leeds Richard Blackburn. «I produttori devono iniziare a porsi questa domanda: cosa avviene quando una fibra viene utilizzata quotidianamente e lavata? L’attenzione alla sostenibilità deve diventare una priorità. Le persone spesso non ci pensano, ma si tratta di un fenomeno di immensa portata».

Fonte: Rivistanatura.com

Il ghiaccio si riduce, Marmolada restituisce pezzi di storia

Tornano alla luce oggetti della prima Guerra Mondiale e rifiuti

(ANSA) – BELLUNO, 9 AGO – Il ghiaccio della Marmolada si ritira e la coperta bianca sempre più corta, in 100 anni il ghiacciaio perenne è passato dai 420 a 214 ettari, lascia affiorare nuovi ‘tesori’ dormienti e protetti da oltre un secolo dalla coltre bianca.

Sono i resti della residenza attorno ai tremila metri dei militari che hanno sfidato, spesso perdendo, la morte durante la Grande Guerra. Gavette, posate, scarponi, reticolati, bombe, fucili e baionette oggetti oggi ricoperti di ruggine e persino un vecchio forte, stanno facendo gola ora a decine di ‘recuperanti’ che stanno marciando sulla grande montagna. Un assalto del tutto differente da quelli vissuti tra il 1915-18 ma che non nasconde un fondo di pericolo.

Lo sanno i Carabinieri che per quanto possono, come indicano i quotidiani locali, effettuano controlli che tuttavia, soprattutto per la scarsità di personale, non riescono ad arginare questa sorta di nuova corsa all’oro arrugginito. Ma non è tutto perché il ghiacciaio che non c’è più restituisce alla luce anche ‘immondizie’ moderne. Lattine, bottiglie, cavi di vecchi impianti di risalita. Ora scatta l’operazione pulizia che, per un accordo tra le Regioni Trentino e Veneto del 2002 che ha fissato i confini della Marmolada, spetta al Trentino. La grande macchina per togliere il secolare pattume partirà da Alba di Canazei.(ANSA).

Fonte: Ansa.it

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Lo stato dell’ambiente in Italia

E’ passata quasi sotto silenzio ma il 6 luglio scorso, al parlamento itaiano è stato presentato l’ultimo rapporto ISPRA sulla situazione ambientale del nostro Paese.

Ovviamente i dati sono riferiti allo scorso anno, 2016.

Il quadro che ne esce non è certamente tra i più incoraggianti. Abbiamo la conferma dell’aumento delle temperature e anche non di poco, sull’intero anno.

“Temperature medie annuali sempre sopra la media, particolarmente alte nel mese di
dicembre 2016, scarse precipitazioni, eventi estremi a novembre in Liguria e Piemonte con
piogge record pari a 583 mm in un solo giorno e 100 mm in un’ora. ”

Sono quindi confermati gli aumenti di temperature e gli aumenti dei periodi di siccità; cosa che pare confermata anche da questi primi 8 mesi dell’anno in corso; ma attendiamo i dati ufficiali del 2017.

“Dopo il record di temperature toccato nel 2015, il 2016 è stato un anno meno bollente, ma
comunque risulta il sesto più caldo per l’Italia almeno dal 1961. La temperatura media annuale
rimane più alta di +1.35°C rispetto al trentennio di riferimento 1961-1990. L’aumento registrato in
Italia è di poco superiore ai valori climatici globali del pianeta. La media annuale mondiale si
attesta sui +1.31 °C, segnando un nuovo record nel 2016 per il terzo anno consecutivo.
In Italia la stagione invernale 2016 è stata quella con anomalia termica più marcata, con un
valore annuo medio di +2.15°C. Tutti i mesi del 2016 sono stati più caldi della norma: in
particolare dicembre al Nord (+2.76°C), febbraio al Centro (+3.02°C) e aprile al Sud e sulle
Isole (+2.99°C). Come per gli anni precedenti, anche per il 2016 l’anomalia della temperatura
media annuale è dovuta leggermente di più alle temperature massime che alle temperature minime.
Per quanto riguarda i mesi invernali le temperature sono state piuttosto miti e sia all’inizio che alla
fine dell’anno, come negli anni precedenti, la quota neve è stata generalmente più alta rispetto alla
media di lungo periodo. ”

Al termine di questo articolo vi lascio i link dove potete accedere al rapporto e alla sintesi del rapporto, per farvi un’idea di dove stiamo andando.

Riflessioni sui cambiamenti climatici devono essere all’ordine del giorno di ogni governo e di ogni amministrazione. E’ ovvio che problemi di così vasta portata non possono essere risolti da un singolo Stato; tuttavia ogni singola persona è chiamata a fare il proprio dovere, ogni giorno.

Abbiamo le ricette per poter gestire questo cambiamento epocale. Quello che ci manca è la volontà politica e personale nel metterli in pratica. Conoscere la reale situazione è un buona base di partenza. Diffondere tali notizie ci può rendere più consapevoli e quindi pronti all’azione.

Ma non ci stancheremo mai di battere su questo punto.

Relazione sullo stato dell’ambiente in Italia

Sintesi relazione sullo stato dell’ambiente in Italia

 

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Disinvestimento dalle fonti fossili e mondo cattolico: l’opinione di Bill McKibben in vista della più grande conferenza dedicata al tema

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Cambiamenti climatici in Europa. Un interessante rapporto.

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Rischiamo estati senza grilli né cavallette