Politica Energetica
La politica energetica deve essere finalizzata alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica evitando che questa scelta, resa indifferibile e urgente dai mutamenti climatici in corso, si traduca in una drastica riduzione dei servizi finali dell’energia e in un forte aumento dei loro costi, perché queste conseguenze non sarebbero accettate socialmente.
L’opzione più efficace per ridurre le emissioni e le importazioni di fonti fossili, a parità d’investimento, non è la sostituzione del petrolio col metano e delle fonti fossili con fonti rinnovabili, ma una strategia in tre fasi in cui la priorità è costituita dalla riduzione degli sprechi che si può ottenere utilizzando innovazioni tecnologiche che aumentano l’efficienza dei processi di trasformazione energetica e degli usi finali dell’energia.
Nei Paesi industriali che si autodefiniscono tecnologicamente avanzati, gli sprechi dell’energia contenuta nelle fonti fossili ammontano fino al 70 per cento. L’incremento dell’efficienza consente di ridurre i consumi di energia alla fonte a parità di servizi finali, per cui riduce i costi delle bollette energetiche in misura tanto maggiore quanto maggiore è la riduzione delle emissioni, senza ridurre il benessere. La riduzione dell’impatto ambientale che consente di ottenere è direttamente proporzionale ai vantaggi economici che offre. Le tecnologie con cui si possono ottenere questi risultati non hanno bisogno di sussidi di denaro pubblico perché sono in grado di ripagare i loro costi d’investimento in tempi economicamente competitivi con i risparmi economici conseguenti ai risparmi energetici.
Il secondo passaggio è la soddisfazione del fabbisogno residuo con fonti rinnovabili. Se la sostituzione delle fonti avviene in un contesto di riduzione dei consumi, si riduce la potenza da installare e il loro costo diventa ammortizzabile in tempi economicamente accettabili senza contributi di denaro pubblico.
Il terzo passaggio è lo sviluppo delle fonti rinnovabili in piccoli impianti di proprietà dei consumatori, con vendita dei Kilowattora eccedenti nelle ore in cui i consumi sono inferiori alla produzione e acquisto dei Kilowattora mancanti nelle ore in cui la produzione è inferiore ai consumi. Il prosumer (il produttore consumatore dell’energia che produce) garantisce la massima efficienza nella gestione dell’energia autoprodotta perché è suo interesse utilizzarla nei modi più efficienti per consumarne il meno possibile e poterne vendere il più possibile.
Ridurre i consumi di Kilowattora mediante un aumento dell’efficienza costa meno che sostituire i Kilowattora prodotti da fonti fossili con Kilowattora prodotti da fonti rinnovabili. Pertanto a parità d’investimento le emissioni di anidride carbonica si riducono di più aumentando l’efficienza che sostituendo le fonti.
Una politica energetica che abbia come priorità la sostituzione delle fonti, e non la riduzione della domanda, oltre a ridurre di meno le emissioni climalteranti non può prescindere da sostegni di denaro pubblico. Gli incentivi pubblici allo sviluppo delle fonti rinnovabili vengono pagati con incrementi dei costi sulle bollette energetiche e si traducono in un trasferimento di denaro da chi non ha i capitali per effettuare gli investimenti necessari a installarle a chi i capitali li ha. Dai poveri ai ricchi. I tentativi di potenziare l’offerta con l’idrogeno, con la fusione nucleare, o con altre presunte soluzioni miracolose in grado di garantire un apporto illimitato di energia pulita, oltre ad alimentare l’illusione che non sia necessario impegnarsi per aumentare l’efficienza e ridurre gli sprechi, hanno drenato ingenti quantità di denaro pubblico senza aver fornito a tutt’oggi alcun risultato tangibile. Una politica energetica impostata sulla priorità della sostituzione delle fonti sostenuta da contributi di denaro pubblico va a vantaggio di chi produce e vende energia da fonti rinnovabili. Una politica energetica impostata sulla priorità della riduzione dei consumi alla fonte a parità di servizi finali mediante un aumento dell’efficienza, riduce le emissioni in tempi più brevi e va a vantaggio dei consumatori.
In Italia la politica energetica è stata impostata sull’assunzione aprioristica di una crescita tendenziale dei consumi, dal momento che tutto l’impegno della politica economica è volto a rilanciare la crescita del prodotto interno lordo, peraltro con scarsi risultati. Di conseguenza la riduzione delle emissioni di anidride carbonica è stata affidata principalmente all’aumento delle forniture di metano e allo sviluppo delle fonti rinnovabili. I partiti meno sensibili ai problemi ambientali perché li considerano meno importanti della crescita economica, hanno dato la priorità all’aumento delle forniture di metano, che rilascia meno anidride carbonica del gasolio, ma ne rilascia. Pertanto, se aumentano i consumi energetici, le emissioni aumentano, meno di quanto aumenterebbero se si bruciasse gasolio, ma aumentano. Le associazioni ambientaliste e gli installatori di impianti eolici e fotovoltaici hanno dato la priorità allo sviluppo delle fonti rinnovabili sostenute da contributi di denaro pubblico. Ma il bilancio dello Stato, come tutti i bilanci, ha limiti e voci di spesa che non si possono comprimere. Se lo sviluppo delle fonti rinnovabili dipende dai contributi statali, quando i contributi si esauriscono si blocca. Per evitare che ciò avvenga occorre che le fonti rinnovabili consentano di ottenere diminuzioni dei consumi di fonti fossili sufficienti ad ammortizzare i loro costi d’investimento in tempi accettabili dai potenziali acquirenti. Solo l’aumento della loro efficienza è in grado di liberarle dalla dipendenza dai sussidi pubblici. E l’eliminazione dei sussidi pubblici è indispensabile per promuovere le innovazioni tecnologiche in grado di renderle economicamente appetibili.
LA CONVERSIONE ECONOMICA DELL’ECOLOGIA
La conversione economica dell’ecologia è la strada da percorrere non solo per attenuare la crisi ambientale, ma anche per far uscire l’economia dalla stagnazione e accrescere l’occupazione in attività utili. In questa prospettiva l’obbiettivo principale della politica economica e industriale deve essere la promozione della ristrutturazione energetica del patrimonio edilizio esistente mediante l’uso di formule contrattuali che consentano di utilizzare i risparmi sulle bollette per ammortizzare i costi d’investimento nelle tecnologie che consentono di ottenerli.
Maurizio Pallante
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